A chi ci chiede cos’è un haiku, vorremmo rispondere con questi versi del poeta Iida Dakotsu.
Perché, a nostro avviso, l’haiku, come ogni forma di poesia, ha a che fare con l’anima e con quanto di più prezioso e profondo custodiamo nel cuore.
Come una piccola perla perfetta, nascosta nello scrigno rigoroso e severo dell’ostrica, l’haiku racconta solo in superficie quello che vuole esprime, lasciando il resto alla nostra immaginazione.
Con i ragazzi delle classi 2 A e 2 B della secondaria San Giuseppe abbiamo scoperto ed approfondito le meraviglie di questa forma di poesia, così essenziale e nello stesso tempo così ricca di suggestioni.
L’haiku 俳 句 ha origini molto antiche, è nato in Giappone poco dopo il XVI secolo ma trae le sue origini da un altro tipo di componimento risalente addirittura al 400-500 d.C.
Dalla cultura giapponese ha preso la sua filosofia e il suo essere “sfuggevole”, il narrare molto in poco spazio; si tratta della forma poetica più breve esistente.
La sua metrica è, appunto, precisa e rigorosa: l’haiku è composto complessivamente da 17 sillabe, suddivise in tre versi: il primo verso di 5 sillabe, il secondo di 7, il terzo ancora di 5 sillabe.
Questo componimento dunque, attraverso solo diciassette sillabe, è in grado di regalare un’immagine rapida, intensa, capace di racchiudere un’emozione in poche parole: tristezza, malinconia, timore, meraviglia davanti alla bellezza.
L’haiku deve poi includere un kigo 季語 la parola della stagione, un richiamo alla stagione in cui è ambientato. I kigo non sono dei semplici riferimenti stagionali, ma costituiscono una sorta di parola chiave, legata non solo a un preciso momento dell’anno ma anche a un certo sentimento e, a volte, a una certa simbologia.
L’haiku descrive così la natura e gli avvenimenti umani direttamente collegati ad essa.
Del kigo viene spesso detto che più che alle stagioni vere e proprie, esso si riferisce al loro passare e a quei determinati sentimenti ed emozioni che questi cambiamenti fanno nascere in noi.
Esiste un termine speciale, hon’i 本意 il significato originale, per indicare un insieme di connotazioni emotive che accompagnano ogni kigo.
Grazie allo hon’i, un kigo va oltre quel fenomeno naturale descritto e diviene parte integrante del componimento. Lo hon’i è l’anima del kigo, il suo significato poetico.
L’haiku deve contenere infine un Kireji 切れ字 un’interruzione che solitamente noi occidentali rappresentiamo con un segno di punteggiatura. Il kireji sospende il discorso poetico, creando una pausa, per alludere ad un legame tra due diversi momenti della poesia; ha il compito di collegare due immagini, distanti fra loro, ma che riescono a unirsi nella poetica, dando significato alla scena. Il Kireji è il silenzio che parla.