20 giugno 2025

“Ti ho preso come mio”. Una mostra che risveglia il cuore della nostra scuola

Durante la festa della scuola, un momento speciale ha toccato il cuore di alunni, insegnanti e genitori: l’allestimento della mostra “Ti ho preso come mio”, dedicata alla figura del Servo di Dio Enzo Piccinini. La mostra, itinerante e promossa dal Meeting per l’Amicizia fra i Popoli, ha trovato nella nostra scuola un luogo particolarmente significativo.

Un gruppo di genitori e insegnanti ha voluto fortemente portare questa mostra a scuola, quasi spinti da un’urgenza condivisa: riscoprire le radici vive dell’opera educativa di cui La Carovana è frutto. La scuola è infatti nata nel 1979 proprio sull’onda di un’ispirazione di Enzo Piccinini: uomo appassionato, medico chirurgo, padre di famiglia e protagonista di un’esperienza cristiana totalizzante.

Non è stata una semplice esposizione, ma un incontro vivo. Attraverso immagini, testimonianze e parole, la mostra ha raccontato la vita di un uomo per cui l’incontro con Cristo non è stato un fatto privato, ma un’energia capace di generare opere, amicizie, una passione contagiosa per il destino degli altri. E proprio così è nata la nostra scuola: da un amore all’uomo così radicale da voler offrire un’educazione che abbracciasse tutta la persona.

Un incontro che continua a generare

In tanti – maestre, professori, alunni e genitori – hanno visitato la mostra. E molti si sono trovati stupiti, commossi, interrogati. Per qualcuno è stato il primo incontro con la figura di Enzo Piccinini; per altri, un’occasione per approfondirne la testimonianza. Ma per tutti è stato un risveglio: una riscoperta delle radici della nostra scuola, non come un ricordo del passato, ma come una chiamata presente.

Tanti sono stati toccati dalla visita, colpiti dalla riscoperta della propria umanità, di quel desiderio profondo di felicità che muove ogni gesto, come diceva lo stesso Enzo: “Viviamo tutta la vita per essere felici

La mostra ha suscitato domande vere:

“Cosa mi muove ogni giorno?”, “Perché insegno?”, “Cosa desidero per mio figlio?”, “Come affronto il mio lavoro, il luogo in cui vivo?”

Domande che possono nascere solo quando si percepisce che la vita è molto più grande di ciò che sembra.

La bellezza di un incontro cristiano

Questo evento ci ha ricordato che il cristianesimo è innanzitutto un incontro: qualcosa che accade, che ti prende e ti cambia, come recita un pannello della mostra:

L’unica cosa che sveglia è un incontro. Cosa serve alla gente, cosa serve ai miei figli, ai vostri figli quando li avrete, o se li avete, cosa serve? Che ci sia una presenza, gente guardando la quale ci si accorge che ciò che desidera il cuore c’è. Anche se lo tradiranno mille volte, c’è. C’è bisogno di una roba così.

E quando questo accade, genera una compagnia nuova, un’umanità nuova, un’opera nuova.

Per questo l’esperienza della mostra non finisce con la sua chiusura. Rimane come seme nel cuore di chi l’ha vissuta, desiderio di andare più a fondo, di guardarsi con occhi nuovi, di costruire con una passione rinnovata.

Il passaggio della mostra alla Carovana ha riaffermato il desiderio di una scuola che non sia solo luogo di istruzione, ma ambiente generativo, in cui la bellezza della vita, dell’amicizia, della scoperta venga continuamente alimentata. Una scuola in cui educare è condividere un destino, come Enzo ha vissuto con chiunque ha incontrato.

La testimonianza di questo incontro vivo si può ritrovare anche nei pensieri lasciati da bambini e adulti in un quaderno posto al termine del percorso della mostra. Pagine scritte con semplicità e profondità, in cui ciascuno ha voluto fissare ciò che ha toccato il cuore, segno che quell’incontro – reale, presente – continua a generare.